Di: Lupesio

Non capisco cosa mai ci sia di maschilista nel termine “crimine passionale”. La parola “crimine” mica giustifica l’autore del reato, che è designato giustamente come criminale; e del resto non vedo perché un uomo che uccide la compagna per gelosia debba essere peggiore di una donna che uccide il compagno per gelosia o di un gay che uccide il compagno o una lesbica che uccide la compagna. È semmai il termine “femminicidio” che lascia il tempo che trova; in Italia le donne uccise dai mariti sono circa un centinaio ogni anno, uno dei dati in proporzione più bassi in Europa. Ciò nonostante va di moda usare questo termine.
Sicuramente la condizione femminile in Italia non è la migliore, ma non certo per il “femminicidio”, quanto per il ridotto periodo di maternità, per l’assenza di un congedo di paternità e per il costo degli asili.